Dicono che all’apparenza sembro un tipo calmo. In realtà sono un uomo irrequieto. Anche la mia vita è trascorsa su binari apparentemente normali: gli studi, il matrimonio, i figli, il lavoro di medico. Ma io avevo qualcosa dentro che mi spingeva, partendo dall’umiltà della mia esistenza, a cercare Dio. L’ho cercato perfino in fondo al mare, ma Dio non era lì. Poi è accaduto qualcosa di strano: non sono stato io a trovare Dio ma è stato Lui a trovare me per mezzo di un suo testimone: don Silvano Cocolin.
GS, CL e Unitalsi: avete già capito il mio percorso fino ad oggi. Ma l’oggi è più complicato di ieri, perché il tempo è poco e le domande sempre più stringenti. Al funerale di Mada, la moglie del mio caro amico Renato, il medico che viene con me a Lourdes, c’era tantissima gente. Ma la tantissima gente non era lì per esprimere semplicemente un cordoglio; loro erano e sono la “nube di testimoni che ci circonda”. I testimoni rendono visibile l’invisibile presenza di Dio. Non ci siamo mai accorti che qualcuno ci guidava attraverso un incontro, una delusione, la mancanza di un nostro caro? Il Dio lontano che si fa vicino nella Carne perché è risorto. Il Mistero dello Spirito Santo, che è Dio che si dona e che ci permette di dire, Renato, che non saremo lasciati nell’ombra della morte.
La fede è la cosa più grande da chiedere a Lourdes alla Madonna. Anche più importante di una richiesta di guarigione fisica. Leggo quest’ultima frase dagli appunti degli esercizi spirituali di questo anno: la fede è ciò che ci apre a Cristo Salvatore del mondo. Ok, Signore, ti apro il mio cuore al percorso che mi vorrai assegnare. Guida tu la mia barchetta in questo ultimo tratto di mare.
Aldo
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